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Giornata mondiale - 5 maggioGiornata dell’igiene delle mani

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) l’ha istituita nel 2009 nell’ambito della campagna dell’OMS «Save Lives: Clean Your Hands». In realtà il gruppo target principale all’epoca era il personale sanitario, che doveva essere reso attento in merito alla necessità di curare l’igiene delle mani. La data non è stata scelta a caso: il numero cinque simboleggia le cinque dita della mano.

di Max Winiger

I risultati di una ricerca effettuata in rete sulle Giornate mondiali dell’igiene delle mani sono interessanti: nella stragrande maggioranza dei casi le misure si sono concentrate sul personale delle strutture sanitarie. Da essa emerge come l’igiene delle mani negli studi medici e negli ospedali non sia sempre stata ottimale. In teoria, medici e infermieri dovrebbero disinfettarsi le mani dopo ogni contatto con un paziente. In pratica però ciò non è sempre il caso. Basta una semplice stretta di mano per trasmettere agenti patogeni. 

È però probabile che a seguito della pandemia di Coronavirus molto sia cambiato. L’igiene delle mani è onnipresente. E non c’è da meravigliarsi: essa è di fondamentale importanza nelle malattie trasmissibili. Secondo le stime dell’OMS, l’80 per cento di tutte le malattie infettive si trasmette attraverso le mani. Inoltre virus e batteri aderiscono anche a superfici come maniglie delle porte, corrimano, tastiere di computer, telefoni cellulari e borse. I virus responsabili dell’influenza, per esempio, possono sopravvivere in questi luoghi per circa 48 ore. I coronavirus in generale non sono particolarmente stabili su superfici asciutte e vi sopravvivono solo alcune ore fino a pochi giorni. Dunque affinché qualcuno venga davvero contagiato è necessario che un pacco, un tavolo o un'altra superficie siano stati contaminati di recente. Le goccioline dovrebbero inoltre essere abbastanza grandi e la carica virale molto alta. Il sito web dell’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi BfR sostiene che un contagio in questo modo sia possibile «solo entro un breve periodo di tempo dalla contaminazione».

Lavarsi le mani impedisce la metà delle infezioni

Per infettarsi, tuttavia, è necessario che dopo aver toccato una superficie contaminata ci si tocchi il viso, il naso, la bocca o gli occhi. In effetti il vero pericolo è che i germi presenti sulle mani penetrino rapidamente nelle mucose rinofaringee o negli occhi e quindi nel corpo. Gli studi hanno dimostrato come le persone si tocchino il viso ogni tre minuti, inconsciamente. Lavarsi le mani in modo accurato con acqua e sapone permette di evitare una malattia infettiva su due.

In futuro, comunque, è probabile che l’igiene delle mani assuma un significato completamente diverso. Per esempio all’aeroporto. Uno studio (in inglese) dettagliato del 2018, eseguito da un team di scienziati finlandesi e britannici, ha identificato i luoghi in cui il rischio di infezione è particolarmente alto all’interno degli aeroporti. È emersa una scoperta sorprendente: il maggior rischio di infezione è rappresentato dai contenitori di plastica ai controlli di sicurezza in cui vengono poste, per essere scansionate, cinture, borse, scarpe, ecc. Finora venivano puliti meno spesso rispetto ai servizi igienici o ai corrimano. Ciò cambierà in futuro.   

Giornata mondiale del lavaggio delle mani - il 15 ottobre

Finora il principale gruppo target per la Giornata mondiale dell’igiene delle mani dell’OMS era il personale sanitario. Nel frattempo tutti noi siamo divenuti consapevoli dell’importanza dell’igiene delle mani. Chi ancora non ci crede, non avrà che da attendere fino al 15 ottobre, data in cui avrà luogo la Giornata mondiale del lavaggio delle mani (in inglese). Organizzata per la prima volta nel 2008, è stata promossa dall’OMS insieme all’UNICEF, alla Banca mondiale e al Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti. A livello mondiale finora ogni anno morivano 3,5 milioni di bambini sotto i cinque anni a causa di infezioni dovute alla scarsa igiene. Secondo l’OMS, il lavaggio regolare delle mani con acqua e sapone è in grado di ridurre il rischio di dissenteria di oltre il 40% e il rischio di infezioni respiratorie di quasi il 25%. Clicchi qui per il video esplicativo dell’UFSP e per tutte le altre informazioni riguardanti il modo corretto di lavarsi le mani:   

Il salvatore delle madri

È bene notare come non sia da molto che l’igiene delle mani venga considerata ovvia: fu il medico austro-ungarico Ignaz Semmelweis (1818-1865), nel XIX secolo, il primo a dimostrare empiricamente la connessione tra la scarsa igiene e la trasmissione di germi. Semmelweis fu medico assistente dal 1846 al 1849 presso la prima clinica ostetrica viennese, composta da due reparti. Uno era affidato alle cure dei medici e degli studenti di medicina, mentre per l’altro erano responsabili le levatrici. Venne notato che nel reparto dei medici e degli studenti venivano registrati molti più decessi rispetto al reparto gestito dalle levatrici. Ciò era dovuto al fatto che, dopo aver eseguito le autopsie, i medici e gli studenti andavano direttamente a esaminare le giovani madri.

Ignaz Semmelweis fu in grado di identificare il nesso fatale e causale tra mani sporche (p. es. infezione da contatto tramite «tossina cadaverica») e puerpere malate. Introdusse allora, come misura igienica, la disinfezione delle mani con cloruro di calce. Sebbene Semmelweis fosse riuscito a ridurre drasticamente il tasso di mortalità nel suo reparto, anziché guadagnarsi il riconoscimento dei suoi colleghi ottenne un’aperta ostilità. Ulteriori informazioni sono disponibili qui (in tedesco).